Io e mio marito abbiamo presentato domanda di disponibilità all’adozione nazionale a Maggio 2016.
Quel giorno eravamo emozionatissimi, nei corridoi del Tribunale per noi stava iniziando qualcosa di straordinario, di forte, qualcosa che è difficile da spiegare a parole. Durante tutta l’estate e dopo gli accertamenti medici abbiamo effettuato i colloqui con i servizi territoriali. E’ stata un’esperienza molto bella e arricchente dal punto di vista della coppia, un percorso che ci ha fatto crescere molto ed unire ancora di più. Durante i colloqui si rivive un po’ tutto il percorso di vita, quello più personale e quello vissuto durante il matrimonio. Mettersi in gioco per noi è stato molto stimolante anche se a volte si rivivono dei momenti della vita di grande dolore. Ma è proprio con l’incontro di due grandi dolori che nasce l’adozione. L’adozione è infatti il punto di incontro tra il dolore per l’abbandono che il bambino si trova a dover affronare e il desiderio della coppia che si trova a sperimentare l’esperienza dolorosa della “pancia vuota” ma che ha un cuore fertile e ricco da mettere a disposizione.
Terminati i colloqui è l’ora dell’incontro con il giudice onorario che chiude il cerchio degli accertamenti e conferisce l’idoneità di adozione alla coppia.
E in quel freddo e nebuloso giorno di novembre, ma per noi pieno di luce e di speranza, inizia la nostra gravidanza adottiva. Una gravidanza diversa, fatta di documenti, incontri e burocrazia ma a tutti gli effetti una gravidanza.
Il periodo dell’attesa è un periodo lungo in cui si può facilmente cadere nello sconforto. Questo tempo dell’attesa si può invece valorizzare impegnandolo per approfondire ancora di più le conoscenze sul bambino che si trova ad andare in adozione.
Che emozioni vive il bambino che subisce un abbandono? Che bisogni ha un bambino che ha vissuto anni in comunità? Come sarà l’inserimento in una nuova famiglia? E l’inserimento in nuova scuola? E soprattutto come possiamo noi genitori adottivi offrire il meglio che abbiamo per questo nostro figlio molto spesso fragile e con un vissuto difficile alle spalle.
Per preparasi al meglio noi abbiamo trovato molto utile il confronto con altre coppie in gruppi di auto mutuo aiuto dove c’è la possibilità di esprimere liberamente le proprie preoccupazioni e cercare consigli in chi, questa stessa strada, l’ha già percorsa in precedenza.
Oppure partecipare ad incontri organizzati da enti pubblici o privati che si occupino di diffondere una corretta cultura dell’adozione. Molto spesso incontri con tematiche mirate, come ad esempio i bisogni sanitari dei bambini che vanno in adozione, oppure l’inserimento scolastico, che è sempre un passo molto delicato che la famiglia si trova ad affronatre. O ancora incontri dedicati a i nonni adottivi, che molte volte vengono un po’ tenuti da parte dal percorso burocratico ma che invece sono una risorsa fondamentale per il bambino.
Un altro valido strumento per impegnare il tempo dell’attesa, è la lettura dell’ampia bibliografia disponibile con tema l”adozione.
Ma per noi il percorso sicuramente più arricchente e importante è stata la possibilità di trascorrere quattro mesi in una comunità per minori del territorio con cadenza settimanale. Questa possibilità ci è stata suggerita dalla psicologa che ci ha seguito nei colloqui. Per noi è stata una sorpresa apprendere che alle coppie che affrontano il percorso adottivo è data questa grande opportuunità che permette di entrare in contatto con questo mondo.
Appena ci è stato possibile abbiamo contattato la referente della comunità e dopo alcuni colloqui conoscitivi preliminari abbiamo iniziato la nostra esperienza con questi bambini “speciali” come li chiamiamo noi.
La sera prima di iniziare eravamo pieni di interrogativi e paure. Chissà se ci avrebbero accolti, come avremo dovuto presentarci e che cosa avremo potuto fare con loro. Al mattino, sulla soglia della porta, eravamo tesi ma felicissimi. Finalmente si cominciava ad entrare nel vivo di questo mondo fatto di tribunali e comunità, di cui tanto avevamo letto e sentito parlare. Ci hanno accolto gli educatori e ci hanno presentato agli otto piccoli ospiti della casa famiglia. Eravamo osservati da capo a piedi da occhietti curiosi ma felici di aver qualcuno di nuovo con cui giocare.. Ci hanno subito fatto sentire a nostro agio e fatto vedere “casa loro” e quando ci hanno preso con le loro manine tutta la tensione si è sciolta e tutto il percorso è stato ricco di emozioni. In questi mesi abbiamo capito cosa vive emotivamente e giuridicamente il bambino appena allontanato dalla famiglia per gravi maltrattamenti o per grave stato di abbandono. Comprendendo così anche il percorso educativo, lungo e difficile, che sta dietro ogni minore. E’ fondamentale e importante che il bambino viva in un contesto di relazioni umane “sane” e in un clima di sicurezza e accoglienza, che abbia la certezza che qualcuno si prenda cura di lui con amore e che lo faccia sentire considerato. Questo è il grosso e delicato compito delle case famiglia.
Nei mesi trascorsi insieme abbiamo imparato a conoscere ad uno ad uno i bambini, senza sapere la loro storia a priori, ma proprio imparando a scoprirli poco alla volta attraverso le loro emozioni, caratteri e a volte attraverso qualche loro piccola confidenza. Abbiamo potuto ammirare il grosso lavoro rieducativo degli operatori e vedere il percorso evolutivo del bambino dall’arrivo in comunità al momento dell’affido familiare. Abbiamo anche potuto verificare che dallo sconforto, dal terrore, dall’anaffettività e dalla sfiducia verso gli adulti, il bambino passa a nuovi sentimenti, di fiducia, di apertura e di gioia verso chi si prende cura di lui, molto spesso per la prima volta.
E’ stata un’esperienza emotivamente molto forte e che come coppia ha rafforzato ancora di più la decisione e la consapovelozza di diventare genitore adottivo. Una genitorialità differente, molto consapevole e che si sviluppa nel tempo, un legame affettivo che si costruisce giorno per giorno nel percorso adottivo.
Questa esperienza ci ha fatto comprendere come sia fondamentale che i genitori adottivi siano in grado di accogliere, contenere e aiutare ad elaborare il dolore che il bambino si porta dietro come bagaglio quando arriverà a casa con noi. Questa particolare esperienza è un percorso che consigliamo di sperimentare a chi si sta aprendo al mondo dell’adozione, in special modo a chi, come noi, ha dato disponibilità all’adozione di bambini a rischio giuridico con un vissuto di sofferenza emotiva importante alle spalle.
Grazie a che ci ha offerto questa merivigliosa oppurtunità ma soprattutto un grazie immenso a quei bambini che abbiamo incontrato nel nostro percorso di coppia e che ci sono entrati nel cuore con la loro valigetta ricca e pesante di vita e che con piacere hanno deciso di condividerne un pezzettino con noi. ❤ ❤ ❤
Adele e Salim